La mia storia con Enrico è la mia più bella storia della musica. Anzi una delle più belle che esistono. Enrico sa fare questo. Sa buttare il cuore oltre l’ostacolo e sa aspettare. Perché lui mi ha aspettato, come aspetta da sempre con tutti quelli di cui aveva già visto quello che non era ancora immaginabile. Ora sento di doverla vivere di nuovo una storia così. Cominciando dall’altro lato. Una storia che nasce in un piccolo quartiere di una città che si rinnova ogni giorno per poter vivere. Little Italy sono le vite di cinque ragazzi. Quattro giovani ed uno che non deve più esserlo. Cinque uomini che non avrebbero mai pensato di incontrarsi nello stesso appartamento, con le finestre che danno su quel mondo nuovo, tra i ricordi del passato e le speranze per il futuro. Per rivivere quella storia con Enrico, come lui solo sa fare. Perché i giovani non lo sono per sempre, ma quando sono nell’età della scoperta rendono tutto con il sapore di un nuovo amore.
Little Italy è un racconto, è una storia di migrazione in musica. Di quando eravamo noi gli Italiani a partire verso l’ignoto alla ricerca di fortune, opportunità o semplicemente dignità. È la storia di giovani donne e giovani uomini che hanno lasciato tutto, che hanno rischiato tutto, che hanno perso tutto o trovato tutto. Little Italy è una band, con un suono unico e una musica che non si può raccontare attraverso i singoli.
L’Orchestra Little Italy nasce in un momento di radicale cambiamento della mia vita. Improvvisamente mi sono accorto che negli ultimi anni avevo suonato solo con musicisti più grandi di me e quasi tutti non italiani.
Come molte storie anche questa nasce da un momento di condivisione, dal raccontare i propri pensieri ad un amico. In questo caso l’amico era Dan Kinzelman. Quella sera, mentre parlavamo, ho deciso di fare un gruppo con dei giovani jazzisti italiani. Desideravo una formazione non convenzionale: un quintetto con due chitarre e due batterie.
A quel punto mi sono messo a cercare i musicisti più adatti per questo progetto; devo dire che ci ho messo poco a trovarli e ora sono felice quasi come non mai di questa band. I chitarristi sono Stefano Carbonelli e Nicolò Faraglia e i batteristi Federico Negri e Giovanni Iacovella. Vi garantisco che presto sentirete parlare di loro moltissimo. Potrei non finire mai di parlare di ognuno di loro, ma scelgo di considerare Little Italy come una band, con un suono unico e una musica che non si può raccontare attraverso i singoli, ma solo come un organismo autonomo con una vita propria. I brani che suoniamo sono una mia suite che racconta un viaggio immaginario fatto insieme a migranti italiani di tante epoche diverse, che si incontreranno con altrettanti migranti provenienti da tutto il mondo. Ovviamente il luogo d'incontro non potrà che essere il mare.
(Intervista a Libero Farnè su All About Jazz)
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